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COSA SCRIVONO

The Observer Food Monthly

My favourite place place in the world is Da Vittorio, a restaurant in a sleepy village in Sicily. The chef Vittorio is a larger than life figure, look like Balzac, and cooks bare-chested in his shorts though he someting wraps a tablecloth around him so looks like a Roman. He is originally from the north of Italy but fell in love, settled in Sicily, and tumed this restaurant from a shack without electricity, into a beautiful hotel. Thereis no menu – you’re served whatever is best that day. The food is straightforward and always blows me away. Sometimes you sit there and a fishing boat pulls up. Vittorio will ask you what you fancy from a selection that fisherman has just pulled out of the sea. Sometimes, when the restaurant is as full as Vittorio wants he will say “shut the gate” and no one else will be given a table because the priority is to enjoy life, not to make money. At Da Vittorio, food is king.

The Guardian Weekend – Fish on the beach

It’s always quite easy to slot back into the holiday routine, even after a year: a morning swim off a deserted beach, followed by a lunch of ham and melon, say, or a lovely salad with mozzarella, then a little sleep and later, after the sun’s gone down, it’s off to see my friend Vittorio for what is always the most convivial and delicious event of the day. Vittorio’s the cook at a family-run restaurant on a lovely beach at Porto Palo, and his food is the simplest and freshest imaginable – basically whatever is caught in the sea or plucked from the land that day is served that night. There is no menu. My favourite of all Vittorio’s dishes is a typically Sicilian one, sardi beccafico. To make enough for six, you need: 1kg small sardines, the juice of two lemons and one orange, some bay leaves, and a stuffing made with 100g breadcrumbs, a handful of crushed pine kernels, a handful of sultanas (pre-soaked in water), the grated rind of a lemon, a tablespoon of olive oil, a pinch of sugar and five salted anchovies sweated in olive oil. Remove the heads and bones from all the fish, open out each sardine like a butterfly and marinate them in the citrus juices for an hour. In the meantime, combine the stuffing ingredients. The mix should have a pretty firm consistency. Preheat the oven to very high. Pat the fish dry, then place some stuffing in the centre of each butterflied fish. Fold the fish back into something resembling its original shape, the stuffing inside the belly. Pour a little olive oil over the base of an ovenproof dish and lay in the fish, placing a bay leaf between every second sardine. Scatter over some breadcrumbs, squeeze over a little lemon juice and bake for 20 minutes. Then enjoy a little taste of Porto Palo.

Capital – Estasi siciliana

A destra, il piccolo borgo di porto Palo di Menfi, dall’altro lato Capo San Marco. Di fronte, la spiaggia e il mare di Sicilia: in fondo, l’Africa. Si capisce perché 40 anni fa Vittorio Brignoli da bergamo rimase stregato al primo sguardo. E decise fermarsi e aprire un ristorante. Allora, nel 1967, era poco più di una capanna, oggi Da Vittorio ha due sale, una interna e una all’aperto, e dieci camere per gli ospiti. E un menù capace di regalare momenti di estasi pura. Come e più del panorama. Il segreto sta nel pesce, sempre freschissimo. Arriva ogni mattina dai mercati di Sciacca e Mazzara o direttamente dalle barche dei pescatori locali. Triglie, polpi, aragoste, scampi, branzini, gamberoni, cernie, tonni, ricciole. Che finiscono sulla griglia di Vittorio (oggi in cucina ci sono anche i figli) in primi piatti coloratissimi, o diventanocarpacci, antipasti, zuppe. Secondo l’estro e il pescato del giorno.

Class – A pranzo tra le dune di Porto Palo

Incensata dai critici italiani e internazionali, la cucina di Vittorio Brignoli sposa da 40 anni i sapori dei terra del nord e quelli del mare siciliano. Il segreto? Solo pescato del giorno e prodotti selezionati. Il connubio é di quelli audaci ma riuscitissimo nel piatto. Sulla tavola di Vittorio Brignoli, infatti, sapori de terra del Nord si sposano con quelli di mare del Sud, del Mediterraneo, dlla Sicilia. Ci sono, per esempio, i gamberi marinati e il carpaccio di spada su letto di pompelmo rosa e finocchi. Gli spaghetti di gamberi e pistacchi di Bronte e i fusilloni di tonno, melanzane e mandorle. La pasta ai ricci di mare o quella più elaborata con uova di pesce san pietro, gamberetti e pomodoro, e il saluté di vongole. Ma ci sono anche le linguine con vongole e funghi porcini, il risotto allo zafferano e cozze, e i crostini di polenta gialla gialla e bianca con pomodoro e gamberetti o moscardini e polipetti. Sono trascorsi quasi 40 anni da quando Vittorio brignoli lasciò le nebbie lombarde di Nembro, in provincia di bergamo, per quella porzione di assolato paradiso in terra che è Porto Palo, sulla costa agrigentina, dune di sabbia dorata e vegetazione africana, mare color cobalto (bandiera Blu da oltre dieci anni), sole e storia millenaria a portata di mano, tra Selinunte e Menfi. Ci arrivò con la moglie Francesca, originaria del posto, per realizzare il sogno di una vita, aprire un ristorante. Da quel lontano 1975, quando apri fra le dune sul mare, la cucina di “Da Vittorio” é rimasta la stessa, semplice e diretta, freschissima, incensata da celebri gastronauti, lo starchef Giorgio Locatelli su tutti. La tavola del ristorante, che é anche albergo (dieci camere, accoglienti e dotate di ogno confort), oggi gestito da Vittorio e la moglie Francesca insieme ai figli, ha conquistatoanche la critica gastronomica internazionale, dal Times al Guardian all’Observer, inserendo il ristorante fra i migliori in Italia. Il segreto sta nella materia prima, alla base, solo pescato del giorno, che arriva al mattino dal mercato di Sciacca o di Mazzara, o direttamente dai pescatori locali che portano aragoste, spada, tonno. Meticolosa anche la scelta come l’olio, extravergine di Sicilia, e i vini in carta, da Donnafugata a Mandrarossa a Firriato. Con la recente ristrutturazione, il locale é ora più luminoso, in stile mediterraneo con arredi che premiano i colori naturali, bianco soprattutto, e può accogliere fino a 180 ospti. In stagione, i tavoli più richiesti restano però quelli sulla romantica terrazza, con i tavoli ricavati da antiche botti, da doce si gode una vista migliore sul mare.

Corriere Viaggi – Ristoranti sul mare

Una spiaggia selvaggia aperta a vista d’occhio, con il sole che tramonta sul tetto di una torre spagnola. Da un lato Capo San Marco, dall’altro il borgo di pescatori di Porto Palo. Mare freddo e pulitissimo, sabbia dorata, conchiglie, vento, dune e vegetazione africana. Questa è la costa agrigentina, ancora oggi uguale a trent’anni fa. Quando Vittorio Brignoli, chef bergamasco, realizza il sogno aprendo un ristorante sul mare, Da Vittorio appunto, con la moglie siciliana alla direzione, lui e i figli ai fornelli. Sulla terrazza dove arriva brezza marina e perfino qualche spruzzo, 40 tavoli sotto un porticato illuminato da faretti e candele. Siamo sulla costa di Menfi, vicino alla Valle del Belice nota per l’ olio d’oliva eccellente e il pane bruno cotto a legna di gusto eccezionale. Sapori del Nord, porcini e tartufi, si sposano con quelli del Sud, gamberi, spatola e astice nei primi piatti. Piatto unico la zuppa di pesce, con cernia, pesce cipolla, fagiano di mare, scorfano e odori dell’orto, oppure la trionfale insalata di mare capricciosa con crostacei a volontà. Vittorio stesso conferme che il segreto sta nel pesce, appena pescato. Arriva al mattino dal mercato di Sciacca, oppure da pescatori locali che portano aragoste, spada, tonni, ricciole, cernie, gamberi e crostacei. Antipasti serviti in grandi padelle di metallo, minestra di aragosta e mandorle tostate, caponata alla siciliana, risotto allo zafferano e cozze, spaghetti all’astice. Non mancano carpacci di polpo o gamberetti e per finire frutta dei giardini dei dintorni. Buona la carta dei vini, quasi solo siciliani. Il ristorante, aperto a pranzo e a cena, offre anche dieci camere. Gite consigliabili all’area archeologica di Selinunte, a meno di 20 chilometri, e alla foce del fiume Belice, riserva naturalistica dove sostano gli uccelli migratori sulla rotta per l’Africa.

L’Eco di Bergamo – Sapori & Piaceri

Spiaggia di Porto Palo di Menfi, Sicilia orientale, poco distante da Mazara del Vallo e dal sito archeologico di Selinunte. Cos’ha di speciale oltre al fatto che il posto è incantevole? Che alla fine di una strada che allontanandosi dal piccolo borgo di pescatori arriva fin sulla spiaggia, si trova Vittorio, ristorante di pesce. Nulla di strano: vista l’ubicazione, che qui si siano specializzati nelle cucina del pesce può essere dato per scontato; che si chiami da Vittorio, proprio come il pluristellato ristorante della famiglia Cerea, un puro caso di omonimia, neppure troppo sorprendente a pensarci bene. Già, ma se il Vittorio in questione di cognome fa Brignoli ed è originario di Nembro, la prospettiva cambia radicalmente. Come è cambiata a lui quando, nel 1966 – lo stesso anno in cui il Vittorio di Bergamo aprì su viale Papa Giovanni XXIII – decise di aprire un ristorante sull’allora sperdutissima spiaggia di Porto Palo. Le cose andarono così. Vittorio Brignoli aveva intrapreso la carriera in macelleria, prima facendo il piccolo da Ghisalberti, storica insegna che apriva i battenti proprio su viale Papa Giovanni XXIII (sembra incredibile ma le coincidenze non finiscono mai), e successivamente, macellaio «finito» in quel di Sedrina. Ma gli andava stretto. L’animo giovane ed irrequieto, da «Robinson Crusoe» come ama definirsi, lo ha portato a voler girare e fare esperienze diverse. Così nei primi anni Sessanta si è ritrovato in Svizzera, a Thusis nel Canton Grigioni a lavorare in una mensa che dispensava giornalmente migliaia di pasti per gli operai (molti italiani) che stavano costruendo ponti e gallerie. Lì conosce e si innamora di Francesca Maranzano, siciliana di Menfi. Appena possibile la accompagna in Sicilia per chiederne la mano, come s’usava un tempo, ma senza minimamente pensare che proprio quel viaggio insieme alla vita affettiva avrebbe cambiato radicalmente anche il suo futuro professionale. Invece, arrivato sulla spiaggia di Porto Palo, allora naturalmente ancora più selvaggia e deserta di oggi, viene folgorato dalla bellezza del luogo. Individua l’unico punto di ristoro allora presente, praticamente una baracca, tra l’altro di proprietà di un parente di lei. Senza pensarci su troppo gli fa l’offerta per rilevarlo, vanno d’accordo e si conclude con una stretta di mano. Un patto che non si è più sciolto da quel lontano nel 1967: un anno dopo da Vittorio di Bergamo nasceva da Vittorio di Porto Palo di Menfi, provincia di Agrigento. Negli anni la baracca è diventata un ristorante con albergo (9 camere), accogliente e confortevole, con tanto di spazi attrezzati per giochi e barbecue all’aperto e naturalmente quella grande spiaggia che si apre davanti a perdita d’occhio, con il sole che tramonta sul tetto di una torre spagnola. Da un lato Capo San Marco, dall’altro il borgo di pesca pescatori di Porto Palo. Di ristoranti ne sono sorti parecchi altri, ma nessuno in zona ha raggiunto e scalfito la fama della cucina di Vittorio Brignoli, da alcuni anni coadiuvato dai quattro figli, tutti al suo fianco tra cucina e sala (leggete un’altra similitudine?). In quel locale sperduto quanto affascinante sono arrivati moltissimi da Bergamo come dal resto del mondo. Perfino tanti personaggi importanti, anche illustri colleghi come Giorgio Locatelli, celebre chef italiano che ha conosciuto gloria e fama a Londra che qui ha trovato molti spunti per scrivere «Made in Italy», forse il più grande libro sugli ingredienti e la cucina italiana mai pubblicato all’estero. Merito di una cucina che sa valorizzare, o per meglio dire si fa valorizzare, dal pesce pescato la notte e servito in tavola il giorno successivo. I pescatori di riferimento sono a Sciacca, hanno piccole imbarcazioni, escono ogni notte quando il mare lo consente e non si allontanano troppo dalla costa. Vedere all’opera Vittorio Brignoli e la sua squadra di cucina intenta a pulire pesci, crostacei e molluschi è già uno spettacolo. La dose di goduria gastronomica aumenta quando in tavola arrivano piatti che hanno dentro i colori, i profumi, il gusto del Mediterraneo. Si inizia con il crudo, il tonno, la alici fritte, le sarde alla beccafico, i polipetti affogati, l’insalata di mare capricciosa con crostacei a volontà servita in grandi padelle di metallo. Poi le zuppe ricche e profumatissime, la minestra di aragosta e mandorle tostate, la caponata alla siciliana, il risotto allo zafferano e cozze, gli spaghetti all’astice. O il must tra i primi, i paccheri con i gamberi e i pistacchi di Bronte. Per secondi pesci e crostacei per monumentali grigliate. Oppure fritti o cotture al sale o all’acqua pazza. E per i vini non bisogna andar troppo lontano, visto che proprio l’entroterra di questa zona della Sicilia si è segnalato in questi ultimi anni per la nascita di cantine che hanno scritto un pezzo di storia dell’enologia (Planeta docet). Vittorio Brignoli è diventato un punto di riferimento anche per loro: qui vengono a colpo sicuro, ci portano gli ospiti più illustri sicuri di fare bella figura. Anche perché, e qui non ci piove, i conti sono assai diversi rispetto mediamente praticati alle nostre latitudini. In cambio di 40 euro si fa una full immersion nella cucina di mare e volendo direttamente nel mare, che è lì a portata di tuffo.